Uscire dagli schemi di vittima

Per nostra grande fortuna ogni persona è differente e unica e già poter arrivare a comprendere che ognuno di noi lo è veramente, senza doversi sentire inutile, senza valore o credersi limitato, ma sopratutto senza dover credere di dover fare o essere come qualcun altro per poter riconoscere a noi stessi qualcosa di valido, per potersi riconoscere un po’ di valore o per sentirsi speciale, sarebbe una cosa non solo meravigliosa, ma che ci permetterebbe anche di liberarci da tantissimi programmi ma pure tematiche legate alla distruzione di noi stessi o al sabotaggio che spesso applichiamo in qualche area della nostra vita., se non in molte simultaneamente così da sentirci ‘ancora più speciali’.
Spesso purtroppo per sentirci speciali o meritevoli di essere visti, riconosciuti, per avere attenzioni, per avere amore o qualcosa di simile che magari non conosciamo bene, certamente non secondo la definizione e comprensione della Sorgente o Intelligenza Universale, andiamo a ripescare nelle convinzioni ereditate dai nostri avi, e magari senza andare molto lontano, ci aggiungiamo del nostro e agiamo (mettiamo in atto) degli schemi da vittima.
Il sistema vittimistico e il sabotaggio di noi stessi o della nostra vita è una modalità molto diffusa, ognuno ha in sé degli aspetti simili che attua almeno ogni tanto in qualche area.
Cosa significa e perché lo facciamo?
Lo facciamo perché in qualche altra esistenza, qualche nostro antenato, ma la stessa coscienza collettiva ci ha insegnato che se ci sentiamo e crediamo di essere nel bisogno gli altri DOVRANNO pure accorgersi di noi, dovranno vederci, e magari più siamo ‘poverini’ e costretti a dover fare o essere qualcosa e più sarà nostro diritto avere aiuto ed essere aiutati. Spesso lo crediamo anche un obbligo perché più sto male e più posso obbligare gli altri a darmi quello che chiedo:
Programmi del tipo:
se sto male gli altri mi devono vedere/ più sono nella difficoltà e più è un mio diritto ricevere attenzioni e aiuto / solo stando male posso ricevere attenzioni e aiuto/ solo chi sta male, solo chi è nella difficoltà può chiedere aiuto (al Creatore/agli altri) e riceverlo
È impossibile per me chiedere e ricevere senza obbligarmi e costringermi nella difficoltà/senza stare male/ senza essere nel bisogno/ senza crearmi continuamente occasioni di difficoltà così da obbligare gli altri e Dio a vedermi e prendersi cura di me
Potremmo continuare con miriadi di altri programmi del genere, ma vi stupireste se vi dicessi che moltissimi di questi se ne vanno semplicemente se ci concedessimo di credere nella nostra unicità?
Se riusciamo a renderci conto veramente di chi siamo e delle nostre qualità, se siamo nel riconoscimento, almeno in parte di quello che siamo, indipendentemente da quello che facciamo, ecco che potremmo semplicemente dichiarare completati tutti gli schemi che ci hanno fatto credere che l’unica modalità per ricevere aiuto, per poter chiedere e ricevere dal Creatore, dalla Fonte o dagli altri, per poter avere attenzione e amore, per poter essere ‘speciali’ fosse stare nel bisogno, nella difficoltà, nella malattia, nell’auto sabotaggio se non addirittura in schemi di distruzione di noi stessi..
Ma la nostra unicità non serve soltanto a risolvere le nostre programmazioni da vittima e ad attuare schemi più sani, ma anche è da tenere in considerazione quando non riusciamo a risolvere qualcosa
Ognuno è differente e anche se potremmo avere tematiche e problematiche simili a quelle di altre persone, potrebbe essere che le soluzioni e il modo in cui gli altri hanno lavorato su di sé o si sono fatti aiutare, non sono gli stessi che aiuta o anche noi
Questo perché?
Intanto bisogna sempre considerare che abbiamo bisogno di capire a cosa ci sta servendo stare nella situazione che stiamo vivendo e che non desideriamo più
Cosa ci sta portando come vantaggio?
A volte potrebbe essere appunto avere maggiore attenzione o un trattamento che consideriamo differente dagli altri, e se il nostro sistema da vittima è molto sviluppato potremmo anche credere così di poter avere certamente maggiori vantaggi nel tenere tutto fermo così da costringere gli altri a fare qualcosa e noi poter stare fermi.. controllare programmazioni come ‘questa situazione mi serve per poter obbligare … (Dio, chi mi ama, il mio partner, gli altri.. testate varie opzioni) a fare quello che dico/ a darmi attenzione/ a riconoscermi.. molto spesso si tratta di nostra madre, o nostro padre, o Dio, e non importa che rapporto abbiamo o abbiamo avuto con i nostri genitori, oppure se sono ancora su questo piano di esistenza o meno, per il nostro sistema di convinzioni non cambia proprio niente.. a volte potrebbe essere che ci serve per manipolare gli altri.. ricordiamoci che una vittima è sempre anche un grande carnefice e i ruoli sono spesso molto confusi, attrarremo nella nostra vita qualcuno che sentiamo come carnefice ma sicuramente spesso saremo noi quello che agiscono e manipolano usando il proprio dolore/malattia/ situazione come bandiera da sventolare ogni volta che qualcuno dice qualcosa che non ci sta bene, che non si comporta come vogliamo noi, che non ci da la sua totale attenzione esattamente per come la vogliamo noi, spesso vogliamo che l’altro si scordi di qualsiasi altra persona compresa la sua vita perché vogliamo la sua TOTALE attenzione
RICORDIAMOCI COME PRIMA COSA CHE SONO SOLO PROGRAMMI e non siamo noi, che c’è una bella diffidenza tra chi siamo noi e i nostri programmi e quindi non c’è nemmeno da giudicare o giudicarmi se ho, o qualcuno ha, questo tipo di programmazioni (e TUTTI hanno almeno in parte qualcosa di simile)
Domandiamoci quando vogliamo fare la vittima e quando agitiamo questi schemi perché sappiamo quanto vantaggi ci portano
Piuttosto non usiamo questi programmi come scusa per non fare niente e aspettare che siano solo gli altri a fare qualcosa, in quel caso diventa patologia ma anche scelta che agiamo consapevolmente e prima lo riconosciamo e prima cominciamo ad uscirne
È impossibile aiutare qualcuno che vuole rimanere in questi schemi, perché molto spesso sono quasi consci, e non basta lavorare sulle programmazioni, la persona ti dirà che vuole aiuto ma poi non succederà nulla perché si aspetterà che VOI facciate tutto al suo posto. Testiamo noi stessi o la persona, quanti anni ha, perché molto spesso chi agisce così non è cresciuto ed è bambino, si impedisce di crescere, perché magari è proprio da piccolo che ha imparato che se è in difficoltà arriva la mamma e risolve tutto.
Ma se la mamma non è arrivata e non ha risolto, possiamo anche imparare intanto come cominciare a crescere e a prenderci le nostre responsabilità se non riusciamo ad uscire da certi schemi.
Ricapitoliamo un po’:
- Andiamo a capire come e dove agiamo come vittima per avere vantaggi
- Cerchiamo che vantaggi stiamo avendo e cosa stiamo imparando
- Testiamoci rispetto a quella cosa o rispetto alla situazione che stiamo vivendo quanti anni abbiamo
Ma la cosa più importante se non facciamo niente di tutto questo è bene domandare a noi stessi perché vogliamo obbligare gli altri a fare il lavoro per noi?
Nessuno potrà veramente farlo e per cominciare ad uscirne non servirà chiedere aiuto perché non ci permetteremo di riceverlo, a maggiore ragione se cerchiamo lo scontro con gli altri per poterci sempre dire di essere nella difficoltà e avere tutti o il mondo contro e così poter dire a se stessi che sono gli altri che ci impediscono qualcosa, anche di stare meglio, e scaricare ancora una volta le nostre responsabilità (a maggior ragione se siamo ancora bambini o ci siamo impediti di crescere così da non farci carico della nostra vita e delle nostre scelte)
Come iniziare a uscire da tutto questo?
Intanto riconoscendo che vogliamo stare fermi o che siano gli altri a risolverci la vita stare e poi cominciamo a fare domande aperte al Creatore, all’Intelligenza Universale o comunque la si voglia chiamare. Se io già sapessi come spezzare questo circolo vizioso quale sarebbe la risposta?
E permettere poi che questa risposta arrivi a noi o almeno ‘scavi’ in noi, perché a volte serve proprio cominciare a prendere atto di come stiamo agendo, di come ci stiamo comportando con noi stessi, con gli altri e con chi amiamo. È perfetto anche già partire riconoscendo che non vogliamo fare alcun lavoro ma stare fermi e PRETENDERE attenzioni, perché già se lo riconosciamo iniziamo a sciogliere qualcosa in noi di tutto questo Ancora di più se queste domande rivolte a noi stessi e all’Universo ci permettono di comprendere che siamo noi con il nostro atteggiamento che stiamo bloccando tutto, perché questo ci farà capire che allora NOI possiamo far partire il cambiamento, cambiando il nostro atteggiamento e prendendoci le nostre responsabilità, senza più usare le nostre difficoltà, malattie, stati d’animo come bandiera da sventolare e ricordare subito a chiunque si comporti in un modo che non è quello che vogliamo.
E stiamo anche attenti a non prendere scuse con noi stessi, tipo quella che bisogna che gli altri, o qualcuno nello specifico, ci dimostri che possiamo avere fiducia di lui, perché se crediamo che nessuno sia degno di fiducia o ce la debba dimostrare (senza essere noi ad avere già il discernimento per comprendere quando e di chi fidarci) sarà come andare in giro con cartelli in cui chiediamo agli altri di fregarci o attaccarci perché questi attacchi, fregature o semplicemente dei no che ci vengono detti, ci serviranno per dimostrarci (dimostrare alle nostre convinzioni) che abbiamo ragione noi a stare fermi e a non fare niente e così allora non sarà veramente possibile cambiare niente.
È sempre una scelta nostra … e approfondiremo la prossima volta cosa succede e come lavorare quando non vediamo risultati